GNOSIS
Rivista italiana
diintelligence
Agenzia Informazioni
e Sicurezza Interna
» ABBONAMENTI

» CONTATTI

» DIREZIONE

» AISI





» INDICE AUTORI

Italiano Tutte le lingue Cerca i titoli o i testi con
Per Aspera Ad Veritatem n.25
USA - The National Security Strategy of the United States of America, settembre 2002





Nel ventesimo secolo le grandi lotte tra la libertà e il totalitarismo si sono concluse con la netta vittoria delle forze schierate in difesa della libertà e con un unico modello sostenibile di successo per le nazioni: libertà, democrazia e libero mercato. Nel ventunesimo secolo solo le nazioni che condividono l’impegno di difendere i diritti umani fondamentali e che garantiscono le libertà politiche e economiche potranno liberare le capacità dei loro popoli e garantire la loro prosperità futura.
Ovunque la gente vuole avere libertà di parola, vuole scegliere i propri governanti, la fede religiosa, il modo di educare i propri figli maschi o femmine, vuole possedere dei beni e godere i frutti del proprio lavoro. Tali valori di libertà sono giusti e reali per ogni persona e in ogni società, e il dovere di difendere questi valori dai nemici rappresenta una chiamata collettiva per coloro che in ogni parte del mondo e ad ogni età amano la libertà.
Oggi gli Stati Uniti d’America godono di una forza militare senza precedenti e di una grande influenza economica e politica. Noi, nel rispetto dei nostri principi e della nostra tradizione storica, non usiamo la nostra forza per fare pressione a vantaggio di uno solo. Al contrario cerchiamo di creare un equilibrio di poteri che favorisca la libertà umana: le condizioni in cui ogni nazione e ogni società possano scegliere le gratificazioni e le sfide della libertà economica e politica. In un mondo sicuro la gente potrà vivere meglio. Noi difenderemo la pace combattendo contro i terroristi e i tiranni. Noi tuteleremo la pace costruendo giuste relazioni tra le grandi potenze. Noi estenderemo la pace sostenendo le società aperte e libere in ogni continente.
Il primo e fondamentale impegno del Governo Federale è difendere la nostra nazione dal nemico. Oggi tale compito è cambiato drasticamente. In passato i nemici avevano bisogno di grandi eserciti e grandi capacità industriali per mettere in pericolo l’America. Ora, reti di individui che agiscono nell’ombra sono in grado di provocare caos e sofferenza enormi nella nostra terra e a un costo inferiore a quello di un solo carro armato. I terroristi sono organizzati per penetrare nelle società aperte e ribaltare contro di noi le tecnologie moderne. Per sconfiggere questa minaccia noi dobbiamo utilizzare ogni mezzo dei nostri arsenali militari, migliorare le difese in patria, rafforzare le leggi, i servizi segreti e compiere sforzi vigorosi per tagliare i finanziamenti al terrorismo. La guerra globale contro i terroristi è un’azione globale di durata indefinibile.
L’America aiuterà le nazioni che hanno bisogno della nostra assistenza per combattere il terrorismo. L’America avrà un conto presso quei paesi coinvolti nel terrorismo, inclusi quelli che danno asilo ai terroristi, perché gli alleati del terrorismo sono i nemici della civiltà. Gli Stati Uniti e i paesi che cooperano con noi non devono permettere ai terroristi di sviluppare nuove basi. Insieme noi cercheremo ogni volta di non accoglierli. Il pericolo più serio che la nostra nazione ha di fronte sta nell’intersezione tra il radicalismo e la tecnologia. I nostri nemici hanno dichiarato apertamente di essere alla ricerca di armi distruttive di massa e l’evidenza indica che lo stanno facendo con determinazione. Gli Stati Uniti non permetteranno la riuscita di tali sforzi. Costruiremo le difese contro i missili balistici e altri mezzi aerei.
Coopereremo con le altre nazioni per respingere, limitare e contenere gli sforzi dei nostri nemici di acquisire le pericolose tecnologie. Inoltre l’America, per buon senso e per autodifesa, agirà contro quelle minacce nascenti prima che si siano pienamente realizzate. Noi non possiamo difendere l’America e i nostri amici sperando in tempi migliori. Quindi ora noi dobbiamo essere pronti a sconfiggere i piani del nemico, agendo con grande intelligenza e procedendo con determinazione. La Storia giudicherà severamente quelli che hanno visto avvicinarsi il pericolo ma non hanno agito. Siamo entrati in un nuovo mondo in cui l’unica strada per la pace e la sicurezza è la strada dell’azione. Difendendo la pace sfrutteremo anche l’opportunità storica di preservare la pace. Oggi la comunità internazionale ha la prima grande occasione, sin dalla nascita degli stati nazionali del diciassettesimo secolo, di costruire un mondo dove le grandi potenze competono in pace piuttosto che preparare senza sosta la guerra. Oggi le grandi potenze del mondo si ritrovano dalla stessa parte unite dai pericoli comuni della violenza e del caos causati dal terrorismo. Gli Stati Uniti continueranno a costruire questi interessi comuni per promuovere la sicurezza globale. Noi siamo anche sempre più uniti dai valori comuni. La Russia si trova nel pieno di una promettente trasformazione, ambisce a un futuro democratico e a essere partner nella guerra al terrorismo. I governanti cinesi stanno scoprendo che la libertà economica è l’unica fonte di ricchezza nazionale. In seguito essi scopriranno che la libertà politica e sociale è la sola fonte per la crescita di una nazione. L’America incoraggerà il progresso della democrazia e della libertà economica in entrambe le nazioni, poiché esse sono i fondamenti della stabilità economica nazionale e dell’ordine internazionale. Noi resisteremo energicamente all’aggressione delle altre grandi potenze mentre diamo il benvenuto alla loro pacifica ricerca di prosperità, commercio e crescita culturale.
Infine, gli Stati Uniti approfitteranno di questa opportunità per estendere i benefici della libertà in tutta la terra. Lavoreremo attivamente per portare la speranza della democrazia, dello sviluppo, del libero mercato e del libero commercio in ogni angolo del mondo. Gli eventi dell’11 settembre 2001 ci hanno insegnato che gli stati deboli come l’Afghanistan possono causare un grave pericolo ai nostri interessi nazionali non meno degli stati potenti. La povertà non può trasformare i poveri in terroristi e assassini. Tuttavia la povertà, le istituzioni deboli e la corruzione possono rendere gli stati deboli vulnerabili rispetto alle reti terroristiche e ai trafficanti di droga, all’interno dei loro confini.
Gli Stati Uniti affiancheranno ogni nazione che sia determinata a costruire un futuro migliore ricercando per il proprio popolo i vantaggi della libertà. Il libero commercio e il libero mercato hanno dimostrato di poter sottrarre alla povertà intere società, cosicché gli Stati Uniti lavoreranno con le singole nazioni, con intere regioni e con l’intera comunità del commercio globale per costruire un mondo che commerci in libertà e quindi cresca in prosperità.
Gli Stati Uniti attraverso il New Millennium Challenge Account daranno un maggiore sostegno allo sviluppo delle nazioni che governano nella giustizia, che investono nel proprio popolo e favoriscono la libertà economica. Continueremo inoltre a guidare il mondo nello sforzo di ridurre il terribile bilancio delle vittime del virus AIDS e di altre malattie infettive.
Nel costruire un equilibrio di poteri che favorisca la libertà, gli Stati Uniti sono guidati dalla convinzione che ogni nazione ha responsabilità importanti. Le nazioni che beneficiano della libertà devono combattere attivamente contro il terrorismo. Le nazioni che dipendono dalla stabilità internazionale devono contribuire a impedire la diffusione delle armi di sterminio di massa. Le nazioni che chiedono l’aiuto internazionale devono amministrarsi con saggezza, affinché quell’aiuto sia ben speso. L’affidabilità è necessaria per far prosperare la libertà.
Noi siamo guidati anche dalla convinzione che nessuna nazione può costruire da sola un mondo migliore e più sicuro.
Le alleanze e le istituzioni internazionali possono moltiplicare le forze delle nazioni che amano la libertà. Gli Stati Uniti sono impegnati in istituzioni permanenti come le Nazioni Unite, la World Trade Organization, l’Organizzazione degli Stati Americani e la NATO ed altre confederazioni di vecchia data. Le coalizioni tra volenterosi possono rafforzare queste istituzioni permanenti. In ogni caso gli impegni internazionali devono essere presi seriamente. Non vanno sottoscritti simbolicamente per mobilitare il sostegno attorno a un ideale senza incoraggiarne la realizzazione. La libertà è la richiesta non negoziabile di dignità umana; il diritto acquisito con la nascita da ogni persona in ogni civiltà. Nel corso della Storia la libertà è stata minacciata dalla guerra e dal terrore; è stata sfidata dalle volontà contrastanti delle nazioni più potenti, dai progetti perversi dei tiranni; ed è stata messa alla prova dalla povertà diffusa e dalla malattia. Oggi l’umanità ha nelle sue mani l’opportunità di imporre il trionfo della libertà su tutti questi nemici. Gli Stati Uniti accettano di buon grado le loro responsabilità nel condurre questa grande missione.

George W. Bush Casa Bianca, Washington 17 settembre 2002





“La causa della nostra nazione è sempre stata più ampia della difesa della nostra nazione. Noi combattiamo come sempre per una pace giusta, una pace che favorisca la libertà. Difenderemo la pace dalle minacce dei terroristi e dei tiranni. Manterremo la pace costruendo buone relazioni tra le grandi potenze. Ed estenderemo la pace sostenendo le società libere e aperte in ogni continente”.
Presidente Bush, West Point, New York, 1° giugno 2002

Gli Stati Uniti posseggono una forza ed un’influenza sul mondo ineguagliabili e senza precedenti. Sostenuta dalla fede dei principi di libertà e nel valore della società libera, tale posizione comporta responsabilità, obblighi e opportunità ineguagliabili. L’enorme forza di questa nazione deve essere usata per sostenere un equilibrio di potere che favorisca la libertà.
Per buona parte del ventesimo secolo il mondo è stato diviso da grandi lotte ideologiche: visioni totalitarie distruttive contro libertà e eguaglianza. Questa grande lotta è finita. La visione militante di classe, di nazione e di razza che prometteva l’utopia e seminava miseria è stata sconfitta e screditata. L’America è attualmente meno minacciata dagli stati conquistatori che da quelli deboli. Siamo meno minacciati da flotte ed eserciti che da letali tecnologie nelle mani di poche persone esacerbate. Noi dobbiamo sconfiggere queste minacce contro la nostra Nazione, i nostri alleati e i nostri amici.
Questo tempo per l’America è anche un’opportunità. Lavoreremo affinché questo momento di influenza si trasformi in decenni di pace, prosperità e libertà. La strategia per la sicurezza nazionale degli USA sarà improntata a un internazionalismo marcatamente americano che rispecchia l’unità dei nostri valori e dei nostri interessi nazionali. Lo scopo di tale strategia è di aiutare il mondo ad essere migliore oltre che più sicuro. I nostri obiettivi sulla strada del progresso sono chiari: libertà politica ed economica, rapporti pacifici con gli altri stati e rispetto per la dignità umana. E questa strada non è solo per l’America: è aperta a tutti.
Per raggiungere tali obiettivi l’America:
- sosterrà le aspirazioni alla Dignità Umana;
- consoliderà le alleanze per sconfiggere il terrorismo globale e lavorerà per la prevenzione degli attacchi contro di noi e i nostri amici;
- coopererà per neutralizzare i conflitti regionali;
- impedirà ai nostri nemici di minacciare noi, i nostri alleati e i nostri amici, con armi di sterminio di massa;
- sosterrà una nuova era di crescita economica globale con il libero mercato e il libero scambio;
- amplierà il cerchio di sviluppo aprendo le società e costruendo le infrastrutture della democrazia;
- predisporrà programmi per l’azione di cooperazione con gli altri principali centri di potere globale;
- trasformerà le istituzioni per la sicurezza nazionale americana in vista delle sfide e delle opportunità del ventunesimo secolo.





“Alcuni temono che parlare il linguaggio del bene e del male sia in qualche modo poco diplomatico o scorretto. Io non sono d’accordo. Circostanze diverse richiedono metodi diversi, ma non moralità differenti.”

Presidente Bush, West Point, New York, 1° giugno 2002

Nel perseguire i nostri obiettivi il nostro primo imperativo è chiarire per cosa ci battiamo: gli Stati Uniti devono difendere la libertà e la giustizia, poiché questi principi sono giusti e veri per tutte le persone del mondo. Nessuna nazione ha la proprietà di tali ideali e nessuna nazione ne è esente. I padri e le madri in ogni società vogliono che i loro figli ricevano l’istruzione e vivano liberi dalla povertà e dalla violenza. Nessun popolo della terra vuole essere oppresso, brama la schiavitù o aspetta impaziente che la polizia segreta bussi alla sua porta di notte.
L’America deve fermamente appoggiare le richieste ineludibili di dignità umana, di un governo delle leggi, di limitazione del potere assoluto dello Stato, di libertà di parola, di giustizia imparziale, di rispetto delle donne, di tolleranza religiosa e etnica e di tutela della proprietà privata.Tali richieste si possono soddisfare in molti modi. La Costituzione americana ha funzionato bene. Molte altre nazioni con storie e culture diverse, che affrontano circostanze diverse, hanno inglobato con successo l’essenza di tali principi all’interno dei loro sistemi di governo. La Storia non è stata generosa con quelle nazioni che ignorano o disprezzano i diritti e le aspirazioni dei loro popoli. L’esperienza americana in quanto grande democrazia multietnica ci fa sostenere la convinzione che i popoli di diverse tradizioni e fedi possono vivere e prosperare in pace. La nostra storia è una lunga lotta per tenere fede ai nostri ideali. Ma anche nei momenti peggiori i principi racchiusi nella Dichiarazione di Indipendenza erano lì a guidarci. Il risultato è che l’America non solo è più forte ma è una società più libera e più giusta.
Oggi questi ideali sono la salvezza per chi difende da solo la libertà. E quando si aprono dei varchi noi possiamo incoraggiare il cambiamento come abbiamo fatto nell’Europa centrale e dell’Est tra il 1989 e il 1991 o a Belgrado nel 2000. Quando vediamo che i processi di democratizzazione restano saldi presso i nostri amici a Taiwan o nella Repubblica di Corea, e assistiamo alla sostituzione dei generali con capi di stato eletti dal popolo in America Latina e in Africa, constatiamo che i sistemi autoritari possono evolversi, che la storia locale e le tradizioni si possono coniugare con i principi in cui crediamo. Imparando le lezioni del nostro passato e sfruttando l’opportunità che abbiamo oggi, la strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti deve partire dall’essenza di queste convinzioni e guardare alle possibilità esterne di espandere la libertà.
I nostri principi guideranno le decisioni del nostro governo circa la cooperazione internazionale, la natura della nostra collaborazione all’estero e l’allocazione di risorse. Essi guideranno le nostre azioni e le nostre parole nelle istituzioni internazionali.
- Noi parleremo onestamente della violazione delle richieste inalienabili della dignità umana usando la nostra voce e votando nelle istituzioni internazionali per promuovere la libertà;
- utilizzeremo gli aiuti all’estero per sostenere la libertà e coloro che lottano pacificamente per essa, assicurando alle nazioni in marcia verso la democrazia il riconoscimento per i passi compiuti;
- faremo della libertà e dello sviluppo delle istituzioni democratiche i temi chiave delle nostre relazioni bilaterali, ricercando la solidarietà e la cooperazione delle altre democrazie nell’esercizio di una pressione sui governi che negano i diritti umani affinché si muovano verso un futuro migliore;
- e faremo degli sforzi particolari per sostenere la libertà religiosa e di coscienza e per difenderla dagli abusi dei governi repressivi.
Difenderemo la causa della dignità umana e contrasteremo chi vi si oppone.





“Sono passati solo tre giorni da questi eventi, gli americani non hanno ancora il distacco della storia. Ma la nostra responsabilità verso la storia è già chiara: rispondere a questi attacchi e liberare il mondo dal male.
Una guerra è stata sferrata contro di noi con l’inganno, il raggiro e l’assassinio. Questa nazione è pacifica, ma è feroce quando è indotta alla rabbia. Il conflitto ha avuto inizio secondo le condizioni e i tempi degli altri. Finirà nel modo e nell’ora che noi sceglieremo”.

Presidente Bush, Washington, D.C (The National Cathedral) 14 settembre 2001

Gli Stati Uniti d’America stanno combattendo una guerra contro i terroristi di tutto il mondo. Il nemico non è un solo regime politico, una persona, una religione o un’ideologia. Il nemico è il terrorismo premeditato, la violenza con fine politico perpetrata contro gli innocenti.
In molte regioni, legittimare il malcontento ostacola la nascita di una pace durevole. Questo malcontento merita di essere, e deve essere, incanalato in un processo politico. Ma nessuna causa giustifica il terrorismo. Gli Stati Uniti non faranno concessioni alle richieste dei terroristi e non scenderanno a patti con essi. Noi non facciamo distinzioni tra i terroristi e quelli che consapevolmente danno asilo o aiuto ad esso.
La lotta contro il terrorismo globale è diversa da ogni altra guerra della nostra storia. Sarà combattuta su molti fronti contro un nemico particolarmente sfuggente per un lungo periodo di tempo. Il progresso passerà attraverso il persistente accumulo di successi, alcuni visibili, altri no.
Oggi i nostri nemici hanno visto i risultati di ciò che le nazioni civilizzate possono, e vogliono, fare contro i regimi che accolgono, sostengono e usano il terrorismo per i loro scopi politici. L’Afghanistan è stato liberato, le forze di coalizione continuano a dare la caccia ai Talebani e ad al Qaida. Ma questo non è l’unico fronte su cui impegneremo i terroristi. Migliaia di terroristi addestrati sono liberi con delle cellule nel Nord e nel Sud America, in Europa, in Africa, nel Medio Oriente e in tutta l’Asia. La nostra priorità è in primo luogo smembrare e distruggere le organizzazioni terroristiche di respiro internazionale e attaccare i loro capi, gli organi di comando, controllo e comunicazione, i mezzi di sostentamento e di finanziamento. Questo avrà l’effetto di depotenziare le capacità dei terroristi di pianificare e operare.
Continueremo a incoraggiare i nostri partner regionali a prendere parte allo sforzo congiunto per isolare i terroristi. Una volta che la campagna regionale individua la minaccia a uno Stato particolare, noi coopereremo che esso abbia gli aiuti militari, il rispetto della legge e i mezzi politici ed economici necessari per portare a termine il suo compito.
Gli Stati Uniti continueranno a lavorare con gli alleati per ostacolare i finanziamenti al terrorismo. Identificheremo e bloccheremo le fonti di sostentamento del terrorismo, congeleremo i beni dei terroristi e di chi li sostiene, negheremo ai terroristi l’accesso ai sistemi finanziari internazionali, proteggeremo le istituzioni benefiche dall’abuso dei terroristi e ostacoleremo la circolazione delle risorse dei terroristi attraverso reti finanziarie alternative.
Tuttavia, per essere efficace questa lotta non ha bisogno di sequenzialità, l’effetto cumulativo in tutte le regioni ci aiuterà a raggiungere gli obiettivi cui aspiriamo.
Ostacoleremo e distruggeremo le organizzazioni terroristiche mediante:
- azioni continue e dirette attraverso tutti gli strumenti di potere nazionali e internazionali. Il nostro obiettivo immediato saranno quelle organizzazioni terroristiche di livello mondiale così come ogni terrorista o stato fiancheggiatore del terrorismo che tenti di trarre vantaggio o di utilizzare armi di sterminio di massa (WMD) o loro antecedenti;
- la difesa degli Stati Uniti, del popolo americano e dei nostri interessi nazionali e esteri con l’identificazione e la distruzione della minaccia prima che arrivi ai nostri confini. Mentre gli Stati Uniti si sforzeranno costantemente di ottenere il sostegno della comunità internazionale, non esiteremo ad agire da soli se necessario, per esercitare il nostro diritto all’autodifesa con azioni preventive contro tali terroristi, per impedire che facciano del male al nostro popolo e al nostro Paese;
- la negazione di finanziamenti, sostegno e accoglienza ulteriori ai terroristi convincendo o costringendo gli Stati ad accettare le responsabilità derivanti dalla loro sovranità.
Noi intraprenderemo anche una guerra ideologica per vincere la battaglia contro il terrorismo internazionale. Ciò implica:
- l’uso di tutta l’influenza degli Stati Uniti e la stretta collaborazione con gli alleati e gli amici per chiarire che tutte le azioni terroristiche sono illecite, cosicché il terrorismo andrà visto sotto la stessa luce dello schiavismo, della pirateria o del genocidio: comportamento che nessun governo rispettabile può condonare o sostenere e a cui tutti devono opporsi;
- il sostegno ai governi moderni e moderati, soprattutto nel mondo musulmano, affinché le condizioni e le ideologie che favoriscono il terrorismo non trovino terreno fertile in alcuna nazione;
- la riduzione delle condizioni di contesto che danno vita al terrorismo sostenendo la comunità internazionale a concentrare gli sforzi e le risorse nelle aree più a rischio;
- l’uso efficace della diplomazia pubblica a sostegno della libera circolazione di informazioni e di idee che accenda le speranze e il desiderio di libertà in quelle società rette dai sostenitori del terrorismo internazionale.
Mentre riconosciamo che la migliore difesa è un buon attacco, stiamo anche rafforzando la sicurezza interna dell’America per difenderci dagli attacchi e scoraggiarli.
Questa Amministrazione ha proposto la più grande riorganizzazione governativa da quando l’Amministrazione Truman creò il Consiglio di Sicurezza Nazionale e il Dipartimento della Difesa. Incentrato sul nuovo Dipartimento di Sicurezza Nazionale e comprensivo di un nuovo comando militare unificato e di un fondamentale riordino dell’FBI, il nostro piano complessivo per la sicurezza nazionale investe ogni livello governativo e la cooperazione del settore pubblico e privato.
Questa strategia trasformerà l’avversità in un’opportunità. Ad esempio, i sistemi di gestione dell’emergenza saranno più capaci di affrontare non solo il terrorismo ma qualunque pericolo. Il nostro sistema sanitario sarà rafforzato per far fronte non solo al bioterrorismo, ma a tutte le malattie infettive e alle conseguenze degli incidenti di massa. I controlli alle frontiere non solo fermeranno i terroristi, ma miglioreremo l’efficienza dei traffici legali. Sebbene il nostro obiettivo sia di proteggere l’America, sappiamo che per sconfiggere il terrorismo in un mondo globalizzato abbiamo bisogno del sostegno dei nostri alleati e amici. Ovunque sia possibile gli Stati Uniti si appoggeranno alle organizzazioni regionali e alle autorità statali per rispettare i propri impegni di lotta al terrorismo. Laddove i governi intraprenderanno la lotta al terrorismo andando al di là delle proprie capacità, noi ci allineeremo al loro volere e alle loro risorse con tutti gli aiuti di cui noi e i nostri alleati siamo capaci.
Mentre diamo la caccia ai terroristi in Afghanistan continueremo a lavorare con gli organismi internazionali, come le Nazioni Unite, e con le organizzazioni non-governative e gli altri paesi, per portare l’assistenza umanitaria, politica, economica e la sicurezza necessaria per ricostruire l’Afghanistan affinché esso non debba mai più recare danno al suo popolo, minacciare i suoi vicini e dare aiuto ai terroristi.
Nella guerra contro il terrorismo mondiale non dimenticheremo mai che in ultima istanza stiamo combattendo per i valori della nostra democrazia e del nostro modo di vita. La libertà e la paura sono in guerra e non ci sarà una fine rapida e facile a questo conflitto. Nel guidare questa campagna contro il terrorismo, stiamo forgiando nuove e proficue relazioni internazionali e stiamo ridefinendo quelle esistenti per far fronte alle sfide del ventunesimo secolo.





“Costruiamo un mondo di giustizia, altrimenti vivremo in un mondo di sopraffazione. La grandezza delle nostre comuni responsabilità fa sembrare piccolissime le nostre divergenze”.

Presidente Bush, Berlino, Germania, 23 maggio 2002

Le nazioni coinvolte devono rimanere attivamente impegnate nei conflitti regionali cruciali onde evitare l’escalation esplosiva e ridurre le sofferenze umane. In un mondo sempre più interrelato le crisi regionali possono mettere a dura prova le nostre alleanze, ravvivare la competizione tra le maggiori potenze e creare terribili offese alla dignità umana. Laddove la violenza irrompe e gli stati vacillano, gli Stati Uniti lavoreranno con gli amici e i partner per alleviare le sofferenze e ripristinare la stabilità.
Nessuna dottrina può anticipare le diverse circostanze in cui l’azione diretta o indiretta degli Stati Uniti sia garantita. Abbiamo risorse politiche, economiche e militari limitate per far fronte alle nostre priorità mondiali. Gli Stati Uniti affronteranno ogni situazione secondo i seguenti principi strategici:
- gli Stati Uniti dovranno investire tempo e denaro nella costruzione di relazioni e istituzioni internazionali che aiutino a risolvere le crisi locali quando emergono;
- gli Stati Uniti dovranno essere realistici riguardo alle loro capacità di aiutare quanti sono riluttanti o impreparati a farcela da soli. Allorquando e laddove il popolo sarà in grado di fare la sua parte noi saremo pronti a muoverci in modo decisivo.
La situazione del conflitto Israelo-Palestinese è grave, per il prezzo di sofferenze umane, per le strette relazioni tra l’America, lo Stato d’Israele e i paesi arabi strategici, e per l’importanza di tale regione rispetto alle complessive priorità degli Stati Uniti. Non ci può essere la pace per nessuna delle due parti senza la libertà per entrambe le parti. L’America si è impegnata per una Palestina indipendente e democratica, che viva accanto a Israele in pace e in sicurezza. Come tutti gli altri popoli i Palestinesi meritano un governo che faccia i loro interessi e ascolti le loro voci. Gli Stati Uniti continueranno a stimolare tutte le parti affinché aumentino il loro senso di responsabilità mentre noi ricerchiamo una giusta e definitiva soluzione al conflitto. Gli Stati Uniti, la comunità internazionale e la Banca Mondiale sono pronti a lavorare con un governo palestinese rinnovato, per lo sviluppo economico, per incrementare l’assistenza umanitaria e per un programma che stabilisca, finanzi e controlli un ordinamento giudiziario davvero indipendente. Se i palestinesi sposano la democrazia e il rispetto della legge, fronteggiano la corruzione e respingono fermamente il terrorismo, possono contare sul sostegno americano per la creazione di uno stato palestinese.
Anche Israele ha un forte interesse nel successo di una Palestina democratica. L’occupazione permanente minaccia l’identità e la democrazia di Israele. Perciò gli Stati Uniti continuano a sfidare i capi di stato israeliani affinché facciano dei passi concreti per sostenere la nascita di uno stato palestinese vitale e credibile. Parallelamente al progredire della sicurezza, le forze d’Israele devono ritrarsi sulle posizioni che avevano prima del 28 settembre 2000. E in accordo alle raccomandazioni della Commissione Mitchell, l’attività dei coloni israeliani nei territori occupati deve cessare. Una volta scemata la violenza, la libertà di movimento dovrà essere ripristinata, permettendo ai palestinesi innocenti di riprendere il lavoro e una vita normale. Gli Stati Uniti possono svolgere un ruolo cruciale ma, in ultima istanza, la pace durevole potrà arrivare soltanto se gli israeliani e i palestinesi risolveranno le contese e porranno fine al conflitto tra loro.
Anche nell’Asia meridionale gli Stati Uniti hanno sottolineato la necessità che India e Pakistan risolvano le loro controversie. Questa Amministrazione ha investito tempo e risorse per costruire solide relazioni bilaterali con i due paesi. Queste solide relazioni ci hanno perciò dato il potere di svolgere un ruolo costruttivo quando le tensioni nella regione si sono acutizzate. Le nostre relazioni bilaterali con il Pakistan sono state incoraggiate dalla scelta pakistana di unirsi alla guerra contro il terrorismo e di avviare la costruzione di una società più aperta e tollerante. Questa Amministrazione vede le potenzialità dell’India di diventare una delle grandi potenze democratiche del ventunesimo secolo e ha lavorato duramente per trasformare adeguatamente le nostre relazioni. Il nostro coinvolgimento in questa disputa regionale, basato sugli investimenti fatti in precedenza nelle relazioni bilaterali, considera in primo luogo i passi concreti da parte di India e Pakistan che possano contribuire ad evitare il confronto militare.L’Indonesia ha fatto passi coraggiosi per creare una democrazia attiva e il rispetto del governo della legge. Grazie alla tolleranza delle minoranze etniche, al rispetto del governo della legge e all’accettazione del libero mercato, l’Indonesia potrebbe riuscire a cogliere l’opportunità che ha aiutato molti dei paesi vicini a risollevarsi dalla miseria e dalla disperazione. È l’iniziativa dell’Indonesia che permette al supporto degli USA di essere determinante. Nell’emisfero occidentale abbiamo costruito coalizioni flessibili con i paesi che condividono le nostre priorità, in particolare con il Messico, il Brasile, il Canada, il Cile e la Colombia. Insieme daremo vita a un emisfero realmente democratico in cui la nostra integrazione promuoverà la sicurezza, la prosperità, le opportunità e la speranza. Lavoreremo con le istituzioni regionali come il Summit delle Americhe, l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) e il Dipartimento della Difesa delle Americhe per il benessere dell’intero emisfero.
In alcune zone dell’America Latina esistono conflitti regionali, dovuti soprattutto alla violenza dei cartelli della droga e ai loro complici. Questi conflitti e il narcotraffico incontrollato rischiano di mettere a repentaglio il benessere e la sicurezza degli Stati Uniti. Per questo abbiamo sviluppato una attiva strategia che aiuti i paesi andini a risollevare le loro economie, a rafforzare il potere legislativo, a sconfiggere le organizzazioni terroristiche e a bloccare la produzione di droga, mentre al contempo – cosa fondamentale – lavoriamo per ridurre la domanda di droga nel nostro paese.
In Colombia abbiamo individuato il legame tra i terroristi e i gruppi estremisti che minano la sicurezza dello Stato e il narcotraffico che aiuta a finanziare le operazioni di questi gruppi. Stiamo lavorando per aiutare la Colombia a difendere le sue istituzioni democratiche e a combattere i gruppi armati illegali sia di destra che di sinistra, estendendo la reale sovranità dello stato su tutto il territorio nazionale e provvedendo alla basilare sicurezza del popolo colombiano.
In Africa, le opportunità e le aspettative stanno fianco a fianco alla malattia, alla guerra e alla estrema povertà. Si tratta di una minaccia tanto per il valore cardine degli Stati Uniti – la salvaguardia della dignità umana – tanto per la nostra priorità strategica di combattere il terrorismo mondiale. Gli interessi e i principi americani si muovono, dunque, nella stessa direzione: lavoreremo con gli altri per un continente africano che viva nella pace, nella libertà e nella prosperità crescente. Insieme ai nostri alleati europei dobbiamo contribuire a rafforzare i fragili stati africani, a sostenere la capacità delle popolazioni native, a rendere sicuri i loro permeabili confini e a potenziare il governo delle leggi e i servizi di sicurezza per negare asilo ai terroristi.
In Africa esiste una condizione ancora più letale poiché le guerre civili dilagano al di là dei confini creando zone di conflitti regionali. Creare delle coalizioni tra i paesi disponibili e degli accordi di cooperazione per la sicurezza è la chiave per affrontare queste minacce transnazionali emergenti.
La grandezza e la diversità dell’Africa richiede una strategia di sicurezza che punti sugli impegni bilaterali e sulla creazione di coalizioni tra i paesi disponibili. Questa Amministrazione si concentrerà su tre strategie regionali incrociate:
- i paesi con maggiore impatto sui propri vicini come il Sud Africa, la Nigeria, il Kenya e l’Etiopia sono punti cardine per gli impegni regionali e richiedono un’attenzione particolare;
- il coordinamento con gli alleati europei e le istituzioni internazionali è fondamentale per una mediazione costruttiva nei conflitti e per efficaci operazioni di pace;
- gli Stati africani capaci di un’azione riformatrice e le organizzazioni sub-regionali devono essere rafforzate poiché sono i mezzi fondamentali per affrontare in modo efficace le minacce transnazionali.
In definitiva, la strada della libertà politica ed economica costituisce la via più sicura verso il progresso nell’Africa sub-sahariana, dove molti conflitti scoppiano per il controllo delle risorse materiali e l’accesso alla politica e sono spesso dichiarati facendo leva sulle differenze etniche e religiose. La transizione verso una Unione Africana che assuma un chiaro impegno per il buon governo e una responsabilità condivisa per la creazione di sistemi politici democratici, offre un’opportunità per rafforzare la democrazia nel Continente.





“Il pericolo più grave per la libertà si trova al crocevia tra radicalismo e tecnologia. Quando si verifica la diffusione delle armi chimiche, biologiche e nucleari insieme alla tecnologia dei missili balistici, perfino stati deboli e piccoli gruppi possono attingere il potere catastrofico di colpire le grandi nazioni. I nostri nemici hanno dichiarato esattamente questo intento e sono stati smascherati nella loro ricerca di queste armi terribili. Essi vogliono avere il potere di ricattarci o di danneggiarci, o di fare altrettanto ai nostri amici, e noi ci opporremo con tutte le forze”.

Presidente Bush, West Point, New York, 1° giugno 2002

Durante la Guerra Fredda, la natura stessa della minaccia richiedeva che gli Stati Uniti, e i loro alleati e amici, puntassero sul potere deterrente per dissuadere l’uso della forza nemica, sviluppando un’aspra strategia di certa distruzione reciproca. Con il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda, il contesto della nostra sicurezza ha subito una profonda trasformazione. Con il passaggio dal confronto alla cooperazione, come tratto distintivo nelle relazioni con la Russia, i vantaggi sono evidenti: la fine dell’equilibrio del terrore che ci divideva; una storica riduzione bilaterale degli arsenali nucleari e la cooperazione in settori come l’antiterrorismo e la difesa missilistica che fino a poco tempo fa era impensabile.
Ma nuove sfide mortali sono emerse dagli stati canaglia e dal terrorismo. Nessuna di queste minacce attuali eguaglia il potere distruttivo assoluto predisposto contro di noi dall’Unione Sovietica. Tuttavia la natura e le motivazioni di questi nuovi avversari, la loro determinazione nell’accumulare poteri distruttivi finora prerogativa solo degli stati più potenti del mondo, e il crescere delle probabilità dell’uso di armi di sterminio di massa contro di noi, rendono il contesto attuale della sicurezza più complesso e pericoloso.
Negli anni novanta siamo stati testimoni della nascita di un numero ristretto di Stati canaglia che, sebbene di diversa importanza, condividono una serie di caratteristiche. Questi stati:
- brutalizzano le loro popolazioni e sperperano le risorse nazionali per il vantaggio personale dei governanti;
- non mostrano alcun rispetto per il diritto internazionale, minacciano i loro vicini e violano palesemente i trattati internazionali che pure hanno sottoscritto;
- sono determinati nel procurarsi armi di sterminio di massa oltre ad altre tecnologie militari avanzate, da utilizzare come minaccia o offensiva per attuare i piani aggressivi di tali regimi;
- sostengono il terrorismo nel mondo;
- rifiutano i valori umani fondamentali e odiano gli Stati Uniti e tutto ciò che essi difendono.
Al tempo della guerra nel Golfo abbiamo avuto la prova irrefutabile che i piani dell’Iraq non si limitavano alle armi chimiche che aveva usato contro l’Iran e la sua gente, ma si estendevano all’acquisizione di armi nucleari e biologiche. Nell’ultimo decennio la Corea del Nord è diventata il principale fornitore mondiale di missili balistici e ha sperimentato missili di capacità sempre maggiore, oltre a sviluppare un proprio arsenale di armi di sterminio di massa. Anche altri regimi canaglia ricercano armi nucleari, biologiche e chimiche. Tale ricerca insieme al traffico internazionale di armi sono diventati una minaccia incombente su tutte le nazioni.
Noi dobbiamo essere pronti a bloccare gli stati canaglia e i loro clienti terroristi prima che essi siano in grado di minacciare o di usare le armi di sterminio di massa contro gli Stati Uniti e i loro alleati. La nostra risposta deve sfruttare a pieno il rafforzamento delle alleanze, la creazione di nuovi accordi con gli ex avversari e l’innovazione nell’uso delle forze militari e delle moderne tecnologie che comprenda lo sviluppo di un efficace sistema di difesa missilistico, e dia maggiore importanza alla raccolta e all’analisi delle informazioni.
La nostra strategia complessiva per combattere le armi di sterminio di massa comporta:
- sforzi attivi antiproliferazione. Dobbiamo scoraggiare e cautelarci dalle minacce prima che si scatenino. Dobbiamo assicurare che le essenziali capacità investigative, le difese attive e passive e le capacità di contrattacco siano integrate nella trasformazione della nostra difesa e nel nostro sistema di sicurezza nazionale. L’antiproliferazione deve inoltre essere integrata nell’insegnamento, nella formazione e nell’equipaggiamento delle nostre forze e dei nostri alleati per essere certi di poter prevalere in ogni conflitto con avversari che utilizzano armi di sterminio di massa;
- rafforzare gli sforzi antiproliferazione per anticipare gli stati canaglia e i terroristi nell’accaparramento dei materiali, delle tecnologie e delle conoscenze necessari per le armi di sterminio di massa. Intensificheremo la diplomazia, il controllo delle armi, i controlli multilaterali sulle esportazioni e minacceremo di sospendere gli aiuti per impedire agli stati e ai terroristi di procurarsi le armi di sterminio di massa e, dove necessario, proibiremo la messa in opera di tecnologie e materiali. Continueremo a creare coalizioni a supporto di questi sforzi, a incoraggiare il loro sempre maggiore sostegno politico e finanziario ai programmi di antiproliferazione e riduzione delle intimidazioni. Il recente accordo del G-8 di stanziare 20 miliardi di dollari per un piano di cooperazione mondiale contro la proliferazione costituisce un importante passo in avanti;
- efficace e conseguente organizzazione in risposta agli effetti dell’uso delle armi di sterminio di massa, sia da parte dei terroristi sia degli stati canaglia. Minimizzare gli effetti dell’uso delle armi di sterminio di massa contro la nostra popolazione aiuterà a dissuadere chi possiede queste armi e chi cercherà di acquistarle, persuadendo il nemico che non può ottenere lo scopo voluto. Gli Stati Uniti devono anche essere pronti a rispondere agli effetti dell’uso delle armi di sterminio di massa contro le nostre forze all’estero e aiutare gli amici e gli alleati in caso di attacco. Ci è voluto quasi un decennio per capire la vera natura di questa minaccia. Dati gli obiettivi degli Stati canaglia e dei terroristi, gli Stati Uniti non possono più contare solo su un atteggiamento reattivo come in passato. L’incapacità di scoraggiare il potenziale aggressore, l’immediatezza delle minacce odierne e la vastità dei danni potenziali che può causare la scelta delle armi da parte del nostro nemico, non permette tale alternativa. Non possiamo permettere ai nostri nemici di colpire per primi;
- durante la Guerra Fredda, specialmente dopo la crisi dei missili a Cuba, abbiamo affrontato un generale status quo, dovuto al reciproco rischio. La politica della deterrenza è stata una difesa efficace. Ma la deterrenza basata solo sulla minaccia della ritorsione è meno praticabile contro i leader degli stati canaglia più pronti a rischiare, a giocare con le vite dei loro popoli e con la ricchezza delle loro nazioni;
- durante la Guerra Fredda, le armi di sterminio di massa erano considerate l’ultima risorsa, il cui uso comportava il rischio dell’autodistruzione. Oggi i nostri nemici considerano le armi di sterminio di massa come una possibile alternativa. Per gli stati canaglia queste armi sono il mezzo di intimidazione e di aggressione militare contro i loro vicini. Queste armi possono anche permettere a tali stati di tentare di ricattare gli Stati Uniti e gli alleati per impedirci di scoraggiare o respingere le loro aggressioni. Questi stati considerano inoltre queste armi come il mezzo più idoneo per rovesciare la convenzionale superiorità degli Stati Uniti;
- i tradizionali concetti di deterrenza non agiranno contro un nemico terrorista le cui tattiche manifeste sono la distruzione ingiustificata e l’eliminazione di innocenti, i cui cosiddetti soldati cercano il martirio nella morte e si fanno scudo della condizione di apolidi. La coincidenza tra gli stati che sostengono il terrorismo e quelli che perseguono le armi di sterminio di massa ci costringe all’azione. Per secoli le leggi internazionali hanno riconosciuto che le nazioni non devono necessariamente subire un attacco prima di poter legittimamente agire al fine di difendersi da forze che prospettano un imminente pericolo di attacco. Gli esperti e i giuristi internazionali spesso condizionavano la legittimità della prevenzione all’esistenza di un imminente pericolo – il più delle volte una visibile mobilitazione di eserciti, flotte e forze aeree pronte all’attacco.
Dobbiamo adattare il concetto di pericolo imminente alle capacità e agli obiettivi dei nemici attuali. Gli stati canaglia e i terroristi non cercano di attaccarci usando i mezzi convenzionali. Sanno che così fallirebbero. Piuttosto fanno affidamento su atti di terrorismo e sull’uso potenziale di armi di sterminio di massa, armi che possono nascondere facilmente, trasportare segretamente e utilizzare senza preavviso.
Gli obiettivi di questi attacchi sono le nostre forze militari e la nostra popolazione civile, in diretta violazione di una delle principali norme di guerra. Come dimostrato dalle perdite dell’11 settembre 2001, le vittime civili sono l’obiettivo specifico dei terroristi e tali perdite potrebbero essere seriamente maggiori se i terroristi entrassero in possesso e utilizzassero le armi di sterminio di massa. Gli Stati Uniti hanno sostenuto a lungo la scelta dell’azione preventiva per contrastare una consistente minaccia alla nostra sicurezza nazionale. Maggiore è la minaccia, maggiore è il rischio dell’inattività – e più impellenti le argomentazioni in favore di un’azione preventiva di difesa, pur in presenza di un’incertezza riguardo al tempo e al luogo dell’attacco nemico. Per anticipare o impedire simili atti ostili da parte dei nostri avversari, gli Stati Uniti, se necessario, agiranno preventivamente.
Gli Stati Uniti non useranno in tutti i casi la forza per prevenire le imminenti minacce, né le nazioni dovranno ricorrere alla prevenzione come pretesto per l’aggressione. Tuttavia in un’epoca in cui i nemici della civiltà inseguono apertamente e attivamente le tecnologie più distruttive del mondo, gli Stati Uniti non possono restare inoperosi mentre i pericoli si addensano.
Noi procederemo sempre con determinazione, valutando le conseguenze delle nostre azioni. A sostegno delle azioni preventive:
- miglioreremo e integreremo le capacità dei servizi segreti per avere tempestive e precise informazioni sui pericoli, ovunque essi si manifestino;
- ci coordineremo più strettamente con gli alleati per valutare insieme i pericoli più gravi;
- continueremo a trasformare le nostre forze militari per renderle capaci di compiere operazioni rapide e precise al fine di raggiungere risultati decisivi. Lo scopo delle nostre azioni sarà sempre di eliminare una minaccia specifica contro gli Stati Uniti o i nostri alleati e amici. Le ragioni delle nostre azioni saranno chiare, la forza misurata e la causa giusta.





“Quando le nazioni chiudono i loro mercati e le possibilità si restringono a pochi privilegiati, nessuna somma a sostegno dello sviluppo – nessuna – è mai sufficiente. Quando le nazioni rispettano i loro popoli, aprono i mercati, investono nella sanità e nell’istruzione, ogni dollaro di aiuto, ogni dollaro delle entrate commerciali e della ricchezza nazionale è speso più efficacemente”.

Presidente Bush, Monterrey, Messico, 22 marzo 2002

Un’economia mondiale forte accresce la nostra sicurezza nazionale favorendo il benessere e la libertà nel resto del mondo. La crescita economica sostenuta dal libero scambio e dai liberi mercati crea nuovi lavori e entrate maggiori. Essa permette alla popolazione di riscattarsi dalla povertà, stimola le riforme economiche e legislative, combatte la corruzione e rafforza l’abitudine alla libertà.
Noi sosterremo la crescita economica e la libertà economica oltre i confini americani. Tutti i governi sono responsabili della creazione delle proprie politiche economiche e delle risposte alle sfide economiche. Faremo leva sugli impegni economici contratti con gli altri paesi per evidenziare i benefici delle politiche che creano maggiore produttività e forte sviluppo economico, e che comprendono:
- politiche legali e di regolamentazione a sostegno della crescita economica, che incoraggino gli investimenti, l’innovazione e l’attività imprenditoriale;
- politiche fiscali – aliquote d’imposta marginali particolarmente basse – che favoriscano gli incentivi per lavoro e investimento;
- governo della legge e intolleranza verso la corruzione affinché la popolazione confidi nella possibilità di godere dei frutti degli sforzi economici;
- sistemi finanziari forti che permettano l’uso più efficiente del capitale;
- solide politiche fiscali a sostegno delle attività economiche;
- investimenti nella sanità e nell’istruzione che migliorino il benessere e le capacità della forza lavoro e della popolazione nel suo complesso;
- un libero mercato che apra nuove strade allo sviluppo e favorisca la diffusione delle tecnologie e delle idee che incrementano produttività e le opportunità.
Le lezioni della storia sono chiare: le economie di mercato, non controllate e vincolate dalla mano pesante dello stato, sono la strada migliore per favorire la prosperità e ridurre la povertà. Le politiche che rafforzano ulteriormente gli incentivi al mercato e le istituzioni del mercato sono importanti per tutti i paesi ad economia industriale, per i mercati nascenti e per il mondo in via di sviluppo.
Una nuova crescita economica in Europa e in Giappone é vitale per gli interessi della sicurezza nazionale degli USA. Vogliamo che i nostri alleati abbiano economie forti per il loro bene e per il bene dell’economia e della sicurezza del mondo. Gli sforzi dell’Europa per rimuovere le barriere strutturali nelle loro economie sono in tal senso particolarmente importanti, come lo sono gli sforzi del Giappone di fermare la recessione e risolvere il problema dei prestiti in sofferenza nel sistema bancario giapponese. Continueremo a ricorrere a regolari consultazioni con il Giappone e i nostri partner europei – del gruppo dei G-7 – per discutere le politiche che essi adottano per favorire la crescita delle loro economie e sostenere un maggiore sviluppo economico mondiale. Anche migliorare la stabilità dei mercati emergenti è essenziale per la crescita economica mondiale. Il flusso dei capitali di investimento internazionali è necessario per espandere il potenziale produttivo di tali economie. Questi flussi permettono ai mercati emergenti e ai paesi in via di sviluppo di investire per migliorare gli standard di vita e ridurre la povertà. Il nostro obiettivo di lungo periodo dovrebbe essere un mondo in cui ogni paese abbia una posizione finanziaria con tassi di investimento che permettano loro di accedere ai mercati finanziari internazionali e di investire nel proprio futuro.
Siamo impegnati in politiche che aiuteranno i mercati emergenti ad avere accesso a maggiori flussi di capitale a costi più bassi. A questo scopo, continueremo a seguire riforme mirate che riducano l’incertezza dei mercati finanziari. Lavoreremo attivamente con gli altri paesi, con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e i settori privati per attuare il Piano d’Azione del G-7 negoziato all’inizio di quest’anno per la prevenzione delle crisi finanziarie e risolverle in modo più efficiente quando capitano.
La via migliore per gestire le crisi finanziarie è di prevenirle e abbiamo incoraggiato l’FMI a migliorare i suoi sforzi in tale compito. Continueremo a lavorare con l’FMI per semplificare le condizioni politiche per la concessione dei crediti, il quale finalizzerà la sua strategia di finanziamento per il raggiungimento dello sviluppo economico attraverso una solida politica fiscale e monetaria, la politica dei tassi di cambio e la politica finanziaria.
Il concetto di “libero scambio” nacque come principio morale prima ancora di diventare un fondamento dell’economia. Se sei in grado di fare qualcosa che gli altri vogliono, dovresti essere in grado di venderglielo. Se gli altri fanno qualcosa che tu vuoi dovresti cercare di comprarlo. Questa è la vera libertà, la libertà per una persona – o nazione – di guadagnarsi da vivere. Per promuovere il libero scambio gli Stati Uniti hanno sviluppato una strategia globale:
- assumere il controllo dell’iniziativa mondiale. Le nuove negoziazioni del commercio mondiale che abbiamo aiutato a partire da Doha nel novembre del 2001 avranno un’agenda ambiziosa, specialmente nell’agricoltura, nell’industria manifatturiera e dei servizi, che sarà completata nel 2005. Gli Stati Uniti quest’anno sosterranno le negoziazioni per l’accesso al mercato con i suoi partner, mirate all’agricoltura, alle industrie di beni di consumo, ai servizi, all’investimento e all’approvvigionamento. Offriremo anche maggiori opportunità ai continenti più poveri, l’Africa, cominciando dalle preferenze dell’African Growth and Opportunity Act e guidandoli verso il libero scambio;
- portare avanti gli accordi bilaterali di libero scambio. Sulla scorta degli accordi per il libero scambio firmati con la Giordania nel 2001, questa Amministrazione lavorerà in questo anno per completare un analogo accordo con il Cile e Singapore. Il nostro obiettivo è di realizzare degli accordi per il libero commercio con un’insieme di paesi industrializzati e in via di sviluppo in tutte le regioni del mondo. In una prima fase i nostri primi obiettivi principali saranno l’America Centrale, il Sud Africa, il Marocco e l’Australia;
- rinnovare la cooperazione tra l’esecutivo e il Congresso. La strategia per il commercio di qualunque amministrazione dipende da una efficace cooperazione con il Congresso. Dopo un lasso di 8 anni, l’Amministrazione ha recuperato il sostegno della maggioranza al Congresso per la liberalizzazione del commercio, trasferendo nel Trattato per il Commercio del 2002 l’Autorità per la Promozione del Commercio e le altre misure per le aperture dei mercati nei paesi in via di sviluppo. Questa Amministrazione lavorerà con il Congresso per adottare nuovi accordi commerciali bilaterali, regionali e internazionali, che saranno completati sotto la nuova Autorità per la Promozione del Commercio;
- promuovere il raccordo tra commercio e sviluppo. Le politiche commerciali possono aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare i diritti di proprietà, la concorrenza, il governo delle leggi, gli investimenti, la diffusione della conoscenza, le società aperte, un’efficace distribuzione delle risorse e l’integrazione regionale – tutti fattori che comportano la crescita, l’opportunità e la fiducia nei paesi in via di sviluppo. Gli Stati Uniti stanno perfezionando l’Atto per la Crescita e l’Opportunità dell’Africa per garantire l’accesso al mercato a quasi tutti i beni prodotti nei 35 paesi della regione sub-Sahariana. Faremo un più intenso ricorso a questo atto e ai suoi equivalenti per l’area caraibica e continueremo a lavorare con le istituzioni internazionali e regionali per aiutare i paesi più poveri a trarre vantaggio da queste opportunità. Oltre all’accesso al mercato, il settore più importante in cui il commercio interagisce con la povertà è quello della salute pubblica. Noi garantiremo che le norme del WTO in materia di proprietà intellettuale siano sufficientemente flessibili da permettere alle nazioni in via di sviluppo di accedere ai medicinali fondamentali per pericoli straordinari come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria;
- rafforzare gli accordi commerciali e le leggi contro i procedimenti scorretti; il commercio dipende dall’autorità della legge; il commercio internazionale dipende dal rispetto degli accordi. Le nostre priorità sono la soluzione delle controversie in atto con l’Unione Europea, il Canada e il Messico e la messa a punto di uno sforzo internazionale che dia un indirizzo alle nuove tecnologie, alle scienze e alle norme sanitarie che ingiustamente impediscono le esportazioni agricole e il progresso dell’agricoltura. Spesso si abusa delle leggi contro le pratiche commerciali scorrette, ma la comunità internazionale deve saper indirizzare i veri interessi in materia di sussidi governativi e di vendite sottocosto. Lo spionaggio industriale internazionale che indebolisce l’onesta concorrenza va scoraggiato e debellato;
- sostenere le industrie nazionali e la messa in regola dei lavoratori. Esiste una buona struttura statutaria per le tutele transitorie che abbiamo adottato per il settore agricolo e che stiamo adottando quest’anno per aiutare l’industria siderurgica americana. I benefici del libero scambio dipendono dall’applicazione di corrette pratiche commerciali. Queste tutele aiutano a garantire che i benefici del libero scambio non vadano a scapito dei lavoratori. L’assistenza nella regolamentazione del commercio aiuterà i lavoratori ad adattarsi ai cambiamenti e al dinamismo del libero mercato;
- proteggere l’ambiente e i lavoratori. Gli Stati Uniti devono incoraggiare lo sviluppo economico secondo modalità in grado di garantire una vita migliore insieme a una sempre maggiore prosperità. Ingloberemo il lavoro e le questioni ambientali nelle negoziazioni per il commercio negli Usa, creando un provvido “network” tra gli accordi internazionali sull’ambiente e il Wto, e utilizzeremo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i programmi prioritari sul commercio e i negoziati sul commercio per migliorare le condizioni di lavoro in accordo con un commercio più libero;
- accrescere la sicurezza energetica. Rafforzeremo la nostra strategia per la sicurezza energetica e il comune benessere dell’economia mondiale lavorando con i nostri alleati, i partner commerciali e i produttori di energia per ampliare le fonti e le tipologie energetiche mondiali, soprattutto nell’emisfero occidentale, in Africa, Asia centrale e nella regione del Mar Caspio. Continueremo anche a lavorare con i nostri partner per sviluppare tecnologie energetiche più pulite e più efficienti.
Lo sviluppo economico dovrà essere accompagnato da sforzi globali per stabilizzare le concentrazioni di gas da effetto serra associate a tale sviluppo, mantenendole a un livello che impedisca pericolose interferenze umane con il clima terrestre. Il nostro obiettivo generale è di ridurre le emissioni di gas americane proporzionatamente alle dimensioni della nostra economia, diminuendo le emissioni per unità di attività economica del 18% per i prossimi 10 anni, fino al 2012. Le nostre strategie per raggiungere tale obiettivo saranno:
- prestare fede alla fondamentale Convenzione di Sistema delle Nazioni Unite;
- raggiungere accordi con le industrie strategiche per ridurre le emissioni di alcuni tra i più potenti gas inquinanti e dare crediti trasferibili alle compagnie che siano in grado di dimostrare tali riduzioni;
- sviluppare migliori modelli di misurazione e registrazione delle riduzioni di emissioni;
- sostenere la produzione di energia rinnovabile e la tecnologia del carbone pulito come pure l’energia nucleare – che non produce gas da effetto serra –, con il contemporaneo miglioramento dell’economia energetica per le automobili e i camion americani;
- incrementare gli investimenti per la ricerca e le nuove tecnologie di conservazione, fino a un totale di 4,5 miliardi di dollari – la somma più alta mai stata spesa in tutto il mondo per il cambiamento climatico, con un incremento di 700 milioni di dollari sul bilancio dell’ultimo anno;
- assistere i paesi in via di sviluppo, specialmente quelli che emettono la maggior quantità di gas da effetto serra, come la Cina e l’India, affinché abbiano i mezzi e le risorse per unirsi a questo sforzo e siano capaci di crescere in un modo più pulito e migliore.





“Durante la Seconda guerra mondiale abbiamo combattuto per rendere il mondo più sicuro, poi abbiamo lavorato per ricostruirlo. Se facciamo la guerra oggi per salvare il mondo dal terrorismo, dobbiamo anche lavorare per fare del mondo un posto migliore per tutti i suoi abitanti”.

Presidente Bush, Washington, D.C. (Inter-American Development Bank) 14 marzo 2002

Un mondo in cui alcuni vivono nel benessere e nella ricchezza, mentre metà dell’umanità vive con meno di 2 dollari al giorno, non è né giusto né stabile. Includere tutti i poveri del mondo in un cerchio di sviluppo – e di opportunità – crescente è un imperativo morale e una delle priorità assolute della politica internazionale americana.
Decenni di massiccia assistenza allo sviluppo non sono riusciti a stimolare una seria crescita economica delle nazioni più povere. Ancora peggio, l’aiuto allo sviluppo è spesso servito a tenere in piedi politiche sbagliate, attenuando l’urgenza delle riforme e perpetuando la miseria. Non a caso, i risultati degli aiuti vengono misurati in termini di dollari spesi dai donatori, piuttosto che di tassi di sviluppo e di riduzione della miseria di chi li ha ricevuti. Questi sono indicatori di una strategia fallita.
Lavorando con le altre nazioni, gli Stati Uniti stanno affrontando questo fallimento. Alla Conferenza sul Finanziamento per lo Sviluppo dell’ONU a Monterrey, abbiamo costruito un nuovo consenso sull’idea che gli obiettivi dell’assistenza – e le strategie per realizzarli – devono cambiare.
L’intento di questa Amministrazione è di contribuire a liberare il potenziale produttivo degli individui di ogni paese. Sostenere lo sviluppo e ridurre la povertà è impossibile senza giuste politiche nazionali. Laddove i governi hanno incrementato i reali cambiamenti politici, noi forniremo nuovi e significativi livelli di assistenza. Gli Stati Uniti e gli altri paesi sviluppati dovranno fissare un obiettivo specifico e ambizioso: raddoppiare in dieci anni il volume delle economie più povere del mondo.
Per realizzare tale intento, il governo degli Stati Uniti perseguirà queste importanti strategie:
- procurare le risorse per aiutare quei paesi che hanno accettato la sfida della riforma nazionale. Noi proponiamo un incremento del 50 % dei sostegni complessivi allo sviluppo da parte degli Stati Uniti. Nel proseguire i nostri attuali programmi, che contemplano l’assistenza umanitaria basata solo sul bisogno, questi miliardi di nuovi dollari formeranno un nuovo Millennium Challenge Account per progetti destinati ai paesi i cui governi amministrano nella giustizia, investono sul loro popolo, e incoraggiano la libertà economica. I governi devono combattere la corruzione, rispettare i diritti umani fondamentali, accettare il rispetto della legge, investire nella sanità e istruzione, perseguire politiche economiche responsabili e sviluppare l’imprenditorialità. Il Millennium Challenge Account premierà quei paesi che avranno dimostrato un reale cambiamento politico e sfiderà quei paesi che non avranno incrementato le riforme;
- migliorare l’efficienza della Banca Mondiale e delle altre banche di sviluppo per innalzare gli standard di vita. Gli Stati Uniti sono impegnati in una generale riforma delle priorità per rendere più efficace l’azione della Banca Mondiale e delle altre banche di sviluppo internazionali per migliorare la vita dei poveri del mondo. Abbiamo ribaltato la tendenza al ribasso dei contributi USA e abbiamo proposto un loro incremento del 18% per l’Associazione Internazionale di Sviluppo (IDA) – il fondo della Banca Mondiale per i paesi più poveri – e per il Fondo per lo Sviluppo Africano. La chiave per innalzare gli standard di vita e ridurre la povertà nel mondo è accrescere lo sviluppo della produttività, soprattutto nei paesi più poveri. Continueremo a fare pressione sulle banche internazionali di sviluppo affinché si concentrino sulle attività che accrescono la produzione economica, come il miglioramento dell’istruzione, della sanità, del governo delle leggi e lo sviluppo del settore privato. Ogni progetto, ogni prestito, ogni sovvenzione dovrà essere valutato in base all’incremento prodotto nella crescita della produzione dei paesi in via di sviluppo;
- insistere sui risultati quantificabili per garantire che l’assistenza allo sviluppo apporti reali modifiche nelle vite dei poveri del mondo. Quando c’è lo sviluppo economico la cosa veramente importante è che un numero sempre maggiore di bambini abbia una migliore istruzione, che più gente abbia accesso alle cure sanitarie e all’acqua potabile o che più lavoratori trovino un’occupazione per dare un futuro migliore alle proprie famiglie. Noi abbiamo il dovere morale di misurare il successo del nostro sostegno allo sviluppo in termini di risultati ottenuti. Per questa ragione, continueremo a esigere che il nostro aiuto allo sviluppo così come l’assistenza delle banche internazionali, abbia obiettivi misurabili e basi concrete per la loro attuazione. Grazie alla leadership degli Stati Uniti le recenti integrazioni agli accordi dell’IDA fisseranno un monitoraggio e un sistema di valutazione che quantifichi i progressi dei paesi beneficiari. Per la prima volta i donatori possono legare parte dei loro contributi all’IDA al conseguimento di concreti risultati di sviluppo, così come avviene per gli Usa. Noi ci sforzeremo affinché la Banca Mondiale e le altre banche internazionali per lo sviluppo si muovano su questa strada in modo che l’attenzione ai risultati sia parte integrante di ogni azione di tali istituzioni;
- incrementare la portata dell’assistenza allo sviluppo erogata sotto forma di sovvenzioni piuttosto che di prestiti. Un più largo uso di sovvenzioni basate sui risultati è la via migliore per aiutare i paesi poveri a fare investimenti produttivi, soprattutto nel settore sociale, senza sovraccaricarli di debiti sempre maggiori. Grazie alla conduzione degli USA, i recenti accordi IDA hanno garantito significativi incrementi alle sovvenzioni per l’istruzione, il virus AIDS, la sanità, la nutrizione, l’acqua, l’igiene e per gli altri bisogni dei paesi più poveri. Il nostro obiettivo è di proseguire su questa strada incrementando l’uso di sovvenzioni da parte delle altre banche internazionali per lo sviluppo. Noi sfideremo anche le università, gli enti non-profit e il settore privato ad unirsi agli sforzi del governo nell’uso di sovvenzioni a sostegno dei progetti di sviluppo che si dimostrino efficaci;
- aprire le società al commercio e all’investimento. Il commercio e gli investimenti sono i veri propulsori dello sviluppo economico. Anche se l’aiuto governativo cresce, molto denaro per lo sviluppo deve provenire dal commercio, dai capitali nazionali e dagli investimenti stranieri. Una strategia efficace deve cercare di espandere anche questi flussi. I liberi mercati e il libero commercio sono le chiavi principali della nostra strategia di sicurezza nazionale;
- garantire la salute pubblica. L’ampiezza della crisi della salute pubblica nei paesi poveri è enorme. In paesi afflitti da epidemie e pandemie come l’AIDS, la malaria e la tubercolosi, crescita e sviluppo saranno minacciati finché questi flagelli non saranno ridotti. Le risorse provenienti dal mondo sviluppato sono necessarie, ma saranno efficaci solo in presenza di governi onesti che sostengono programmi di prevenzione e creano efficienti infrastrutture locali. Gli Stati Uniti hanno appoggiato fortemente il nuovo fondo mondiale per l’AIDS pianificato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, che si concentra sulla prevenzione combinata con una strategia generale di cure e terapie. Il contributo degli Stati Uniti supera già del doppio quello del secondo donatore. Se il fondo mondiale mantiene le sue promesse saremo pronti a donare ancora di più;
- incrementare l’istruzione. L’alfabetismo e l’istruzione sono le fondamenta della democrazia e dello sviluppo. Solo circa il 7% dei finanziamenti della Banca Mondiale è destinato all’istruzione. Questa proporzione deve crescere. Gli Stati Uniti incrementeranno i loro stanziamenti per l’istruzione di almeno il 20%, ponendo l’accento sul miglioramento dell’istruzione di base e della formazione degli insegnanti in Africa. Gli Stati Uniti possono anche portare la tecnologia informatica a queste società, i cui sistemi d’istruzione sono stati in molti casi devastati dall’AIDS;
- continuare a potenziare lo sviluppo agricolo. Le nuove tecnologie, compresa la biotecnologia, hanno enormi potenzialità per migliorare i raccolti nei paesi in via di sviluppo con un minor uso di pesticidi e di acqua. Con il ricorso alla scienza affidabile, gli Stati Uniti aiuteranno a portare questi benefici a 800 milioni di persone, compresi 300 milioni di bambini, che ancora soffrono per la fame e la malnutrizione.





"Oggi la comunità internazionale ha la prima grande occasione, sin dalla nascita degli stati nazionali del diciassettesimo secolo, di costruire un mondo dove le grandi potenze competono in pace piuttosto che preparare senza sosta la guerra."

Presidente Bush, West Point, New York, 1° giugno 2002

L'America attuerà le proprie strategie organizzando coalizioni - più ampie possibile - di stati capaci e desiderosi di garantire quell'equilibrio di poteri che favorisce la libertà. Una leadership di coalizione che voglia essere efficace richiede delle priorità chiare, la considerazione degli interessi reciproci e delle significative consultazioni tra i partner con spirito di umiltà.
Gli Stati Uniti possono conseguire nel mondo pochi risultati duraturi senza la consistente cooperazione degli alleati e degli amici di Canada e Europa. L'Europa è anche la sede di due delle istituzioni maggiori e più efficienti al mondo: la NATO, che sin dalla sua nascita è stata il fulcro della sicurezza transatlantica e inter-europea, e l'Unione Europea, nostro partner nel varo del commercio mondiale. Gli attacchi dell'11 settembre sono stati anche un attacco alla NATO, come la NATO stessa ha riconosciuto invocando per la prima volta la clausola sull'autodifesa dell'Articolo V. La fondamentale missione della comune difesa delle democrazie dell'alleanza transatlantica resta valida, ma la NATO deve sviluppare nuove strutture e capacità per realizzare tale missione in presenza di circostanze diverse. La NATO deve sviluppare la capacità di schierare, con breve preavviso, forze speciali estremamente mobili ovunque vi sia la necessità di rispondere a delle minacce contro qualsiasi membro dell'alleanza.
L'alleanza deve saper agire ovunque i nostri interessi siano minacciati, creando coalizioni sotto lo stesso mandato della NATO, nonché partecipando alle coalizioni sorte per una specifica missione. Per ottenere ciò dobbiamo:
- espandere l'alleanza della NATO a quelle nazioni democratiche che abbiano voglia e capacità di condividere il compito della difesa e del perseguimento dei nostri comuni interessi;
- garantire che le forze militari dei paesi della NATO abbiano adeguati contingenti per partecipare alle campagne di guerra della coalizione;
- predisporre piani di sviluppo affinché tali contributi diventino effettive forze di combattimento internazionali;
- sfruttare le opportunità tecnologiche e le economie di scala nelle nostre spese per la difesa per trasformare le forze militari della NATO in modo che possano dominare i potenziali aggressori e ridurre la nostra vulnerabilità;
- semplificare e migliorare la flessibilità delle strutture di comando per far fronte alle nuove esigenze operative e alle comuni richieste di formazione, integrazione e sperimentazione di nuove configurazioni di forze;
- mantenere la capacità di lavorare e combattere insieme come alleati anche mentre facciamo i passi necessari per trasformare e ammodernare le nostre forze.
Se la NATO riuscirà ad attuare questi cambiamenti, il risultato sarà un'alleanza fondamentale per la sicurezza e gli interessi degli stati membri così come è stato durante la Guerra Fredda. Favoriremo una comune visione delle minacce alle nostre società e miglioreremo la nostra capacità di intraprendere azioni comuni in difesa delle nostre nazioni e dei loro interessi. Nel frattempo, incoraggiamo gli sforzi dei nostri alleati europei per dar forma a una politica estera più ampia e a una identità di difesa in seno all'Unione Europea, e ci impegniamo a chiudere le consultazioni per garantire che questi sviluppi trovino attuazione nella NATO. Non possiamo permetterci di perdere questa opportunità di preparare meglio alle sfide future la famiglia delle democrazie atlantiche.
Gli attacchi dell'11 settembre hanno rinvigorito le alleanze tra America e Asia. L'Australia si è appellata al trattato di ANZUS per affermare che l'11 settembre è stato un attacco anche all'Australia, e ha dato seguito a questa storica decisione con l'invio di alcune delle forze di combattimento migliori del mondo per l'operazione Enduring Freedom. Il Giappone e la Repubblica di Corea hanno fornito supporti logistici militari di un livello senza precedenti nelle settimane degli attacchi terroristici. Abbiamo approfondito la cooperazione sull'antiterrorismo con i nostri partner alleati in Thailandia e nelle Filippine e abbiamo ricevuto un'assistenza preziosa dai vicini amici di Singapore e Nuova Zelanda.
La guerra contro il terrorismo ha provato che le alleanze americane in Asia non solo rafforzano la pace regionale e la stabilità, ma sono anche flessibili e pronte ad affrontare le nuove sfide. Per incrementare le nostre alleanze e amicizie in Asia:
- guarderemo al Giappone per continuare a strutturare un ruolo guida negli affari regionali e mondiali fondati sui nostri interessi e valori comuni e la stretta cooperazione difensiva e diplomatica;
- lavoreremo con la Corea del Sud per mantenere la vigilanza verso il Nord mentre facciamo in modo che le nostre alleanze contribuiscano a una più ampia stabilità di lungo periodo in tutta la regione;
- consolideremo i 50 anni di cooperazione e alleanza tra Australia e USA mentre continuiamo a lavorare insieme per la soluzione di problemi regionali e globali, così come più volte abbiamo fatto sin dalla battaglia del Mar del Corallo a Tora Bora;
- manterremo nella regione le forze necessarie per far fronte agli impegni con i nostri alleati, alle nostre esigenze, ai nostri progressi tecnologici e alle strategiche condizioni di contesto;
- consolideremo la stabilità garantita da queste alleanze così come da istituzioni quali l'ASEAN e il Forum per la Cooperazione Economica dell'Asia del Pacifico, per sviluppare un insieme di strategie regionali e bilaterali che facciano fronte ai cambiamenti in questa regione dinamica.
Siamo attenti alla possibile ripresa dei vecchi modelli di competitività tra grandi potenze. Diverse potenziali grandi potenze sono ora nel pieno di transizioni interne - soprattutto la Russia, l'India e la Cina. In tutti e tre i casi gli sviluppi recenti hanno incoraggiato la nostra speranza che un vero consenso mondiale sui principi fondamentali stia prendendo lentamente forma.
Con la Russia stiamo già costruendo una nuova relazione strategica fondata su un dato reale essenziale del ventunesimo secolo: gli Stati Uniti e la Russia non sono più avversari strategici. Il Trattato di Mosca sulle Riduzioni Strategiche è emblematico di questa nuova realtà e riflette un importante cambiamento di mentalità da parte della Russia che potrebbe condurre a relazioni fruttuose e durature con la comunità euro-atlantica e gli Stati Uniti.
I principali leader russi hanno una visione realistica della attuale debolezza del loro paese e delle politiche estere e interne necessarie per ribaltare tali debolezze. Essi capiscono sempre più che gli approcci della Guerra Fredda non servono i loro interessi nazionali e che gli interessi strategici di Russia e America coincidono in molte aree.
La politica degli Stati Uniti cerca di sfruttare questa svolta nella mentalità russa per concentrare le nostre relazioni sugli interessi e le sfide comuni nascenti e potenziali. Stiamo allargando la nostra già estesa cooperazione nella lotta globale al terrorismo.
Stiamo facilitando l'ingresso della Russia nel WTO, senza ridurre gli standard di accesso, per promuovere un commercio bilaterale vantaggioso e relazioni di investimento. Abbiamo creato il Consiglio NATO-Russia con l'obiettivo di approfondire la cooperazione sulla sicurezza tra noi, la Russia, i nostri alleati europei. Continueremo ad appoggiare l'indipendenza e la stabilità degli stati dell'ex Unione Sovietica nella convinzione che vicini stabili e prosperosi rinforzeranno l'impegno crescente della Russia per l'integrazione nella comunità euro-atlantica.
Contemporaneamente siamo realistici circa le differenze che ancora ci dividono dalla Russia e sul tempo e lo sforzo necessari per costruire una duratura alleanza strategica. La latente sfiducia nelle nostre motivazioni e nella nostra politica da parte delle strategiche élite russe, rallenta il miglioramento delle nostre relazioni. L'impegno irregolare della Russia verso i valori fondamentali della democrazia con libero mercato e i dubbi risultati nella lotta contro la proliferazione delle armi di sterminio di massa rimangono oggetto di grande preoccupazione. Le grandi debolezze della Russia limitano le opportunità per la cooperazione. Tuttavia queste opportunità sono immensamente più grandi ora che negli ultimi anni o decenni.
Gli Stati Uniti hanno intrapreso una trasformazione dei rapporti bilaterali con l'India basata sulla convinzione che gli interessi americani richiedono una relazione forte con l'India. Siamo le due più grandi democrazie, impegnate nella difesa della libertà politica mediante un governo rappresentativo. L'India si sta muovendo anche verso una maggiore libertà economica. Abbiamo un interesse comune nei liberi flussi commerciali, che comprendono anche le vitali rotte marittime dell'Oceano Indiano. Infine condividiamo l'interesse nella lotta al terrorismo e nella creazione di una strategica stabilità asiatica.
Permangono le differenze, che riguardano lo sviluppo di programmi nucleari e missilistici indiani e la velocità delle loro riforme economiche. Ma mentre in passato queste preoccupazioni potevano essere dominanti nella nostra valutazione dell'India, oggi inauguriamo una visione di essa come potenza mondiale in crescita con cui condividiamo degli interessi strategici. Attraverso una forte alleanza con l'India, possiamo affrontare meglio ogni differenza e dar forma a un futuro dinamico. Le relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina sono una parte importante della nostra strategia di promozione di una stabile, pacifica, e prosperosa regione asiatica sulle sponde del Pacifico. Noi diamo il benvenuto alla nascita di una Cina pacifica, prosperosa e forte. Lo sviluppo democratico della Cina è cruciale per il futuro. Tuttavia, a un quarto di secolo dall'inizio del processo di dismissione delle peggiori caratteristiche del retaggio comunista, i leader cinesi non hanno ancora fatto la serie successiva di scelte fondamentali relativamente al carattere del loro stato. Nel perseguire capacità militari avanzate in grado di minacciare i vicini della regione Pacifica, la Cina sta seguendo una strada vecchia che, alla fine, ostacolerà la sua stessa ricerca della grandezza nazionale. Col tempo, la Cina scoprirà che la libertà sociale e politica è l'unica fonte di tale grandezza.
Gli Stati Uniti cercano relazioni costruttive con una Cina in via di cambiamento. Noi cooperiamo già bene laddove i nostri interessi si sovrappongono, compresa l'attuale guerra al terrorismo e il sostegno alla stabilità nella penisola coreana. Allo stesso modo, abbiamo cooperato per il futuro dell'Afghanistan e abbiamo iniziato un dialogo costruttivo sull'antiterrorismo e simili questioni contingenti. Le condivise minacce alla salute e all'ambiente, come il dilagare del virus AIDS, ci sfidano a sostenere insieme il benessere dei nostri cittadini. Affrontare queste minacce internazionali servirà alla Cina per aprirsi di più all'informazione, per promuovere lo sviluppo della società civile e aumentare i diritti dell'individuo. La Cina ha cominciato a imboccare la strada dell'apertura politica, permettendo molte libertà personali e organizzando le elezioni nei villaggi, tuttavia resta fortemente legata all'autorità dell'unico partito nazionale, il partito Comunista. Per rendere la nazione davvero responsabile dei bisogni e delle aspirazioni dei suoi cittadini, resta ancora molto lavoro da fare. Solo permettendo alla popolazione cinese di pensare, riunirsi, praticare la libertà religiosa, la Cina può sfruttare appieno le sue potenzialità.
Le nostre importanti relazioni commerciali trarranno beneficio dall'entrata della Cina nel WTO, che creerà più opportunità di esportazione e di fatto più lavoro per gli allevatori, i lavoratori e le compagnie americani. La Cina è il nostro quarto partner commerciale, con scambi bilaterali per oltre 100 miliardi di dollari annui. Il potere dei principi del mercato e delle esigenze di trasparenza e affidabilità imposte dal WTO favoriranno in Cina l'apertura e il rispetto delle leggi, contribuendo a costituire le protezioni fondamentali per il commercio e per i cittadini. Ci sono, tuttavia, altre aree di profondo disaccordo tra noi. Il nostro impegno nell'autodifesa di Taiwan secondo il Taiwan Relations Act ne è un esempio. I diritti umani, un altro. Aspettiamo che la Cina attui gli impegni sull'antiproliferazione. Lavoreremo per ridurre le divergenze laddove esistono, ma non lasceremo che esse precludano la cooperazione quando siamo d'accordo.
Gli eventi dell'11 settembre 2001 hanno cambiato radicalmente il contesto delle relazioni tra gli Stati Uniti e gli altri centri principali del potere mondiale, e hanno dischiuso nuove e vaste opportunità. Con i nostri alleati di vecchia data in Europa e Asia, e con i leader di Russia, India e Cina dobbiamo sviluppare agende dinamiche di cooperazione affinché queste relazioni non diventino abitudinarie e improduttive. Ogni agenzia del governo degli Stati Uniti condivide questa sfida. Possiamo sviluppare proficue prassi di consultazione, pacati dibattiti, analisi moderate e azioni comuni. Nel lungo periodo, sono queste le pratiche che sosterranno la supremazia dei nostri comuni principi e manterranno aperto il sentiero del progresso.





"I terroristi hanno attaccato un simbolo della prosperità americana. Ma non hanno toccato la fonte. Il lavoro duro, la creatività e l'intraprendenza del nostro popolo costituiscono il successo dell'America.

Presidente Bush, Washington, D.C. (Joint Session of Congress) 20 settembre 2001

Le maggiori istituzioni della sicurezza nazionale americana sono state concepite in un periodo diverso in base a esigenze diverse. Tutte quante vanno ora riformate.
È ora di riaffermare il ruolo essenziale della forza militare americana. Dobbiamo costruire e mantenere le nostre difese al di là di ogni sfida. La nostra massima priorità militare è difendere gli Stati Uniti. Per farlo efficacemente i nostri militari devono:
- incoraggiare i nostri alleati e amici;
- dissuadere future competizioni militari;
- scoraggiare le minacce contro gli interessi degli Stati Uniti, degli alleati e degli amici;
- sconfiggere con determinazione ogni avversario laddove la deterrenza fallisca.
La straordinaria potenza delle forze armate statunitensi e la loro tempestiva presenza hanno mantenuto la pace in alcune delle regioni più strategiche del mondo. Tuttavia, le minacce e i nemici che dobbiamo affrontare sono cambiati e devono cambiare anche le nostre forze. Una struttura militare concepita come deterrente per gli enormi eserciti dell'epoca della Guerra Fredda deve essere trasformata per concentrarsi di più sul come un avversario potrebbe combattere, piuttosto che sul dove e sul quando potrebbe scoppiare una guerra. Incanaleremo le nostre energie per superare l'enorme quantità di sfide operative.
La presenza delle forze americane oltreoceano è uno dei più profondi simboli dell'impegno degli USA nei confronti degli alleati e degli amici. Con la loro disponibilità a usare la forza per la loro difesa e quella degli altri, gli Stati Uniti dimostrano la loro risolutezza nel mantenere l'equilibrio di poteri che favorisce la libertà. Per lottare contro l'incertezza e affrontare le tante sfide alla sicurezza, gli Stati Uniti avranno bisogno di basi e stazioni all'interno e al di fuori dell'Europa occidentale e dell'Asia nord orientale, così come di accordi per l'accesso temporaneo per il dispiegamento a lungo termine delle forze statunitensi. Prima della guerra in Afghanistan questo aspetto veniva in coda alla lista delle contingenze principali per la pianificazione. Tuttavia, in pochissimo tempo, abbiamo dovuto operare in lungo e in largo in quella remota nazione, ricorrendo a ogni braccio delle forze armate. Dobbiamo prepararci a un numero maggiore di tali dispiegamenti, sviluppando aspetti come il rilevamento a distanza, la capacità di attacchi di precisione a lungo raggio e i corpi di spedizione e di manovra rinnovati. Questa ampia gamma di capacità militari deve anche includere la capacità di difendere la madrepatria, di condurre operazioni di informazione, di assicurare l'accesso degli USA a teatri distanti, e di proteggere le infrastrutture e le risorse strategiche in aree periferiche. L'innovazione all'interno delle forze armate dipenderà dalla sperimentazione di nuovi approcci alla guerra, dal rafforzamento delle operazioni comuni, dallo sfruttamento dei vantaggi dell'intelligence americana e dalla messa a frutto della scienza e della tecnologia. Dobbiamo anche trasformare la conduzione del Dipartimento della Difesa, specialmente in materia di gestione finanziaria, di reclutamento e di mantenimento. Infine, mentre manteniamo la rapidità d'azione e la capacità di combattere la guerra al terrorismo, l'obiettivo deve essere quello di dare al Presidente un più ampio raggio di opzioni militari per scoraggiare
le aggressioni o ogni forma di coercizione ai danni degli Stati Uniti, dei nostri alleati e amici. Sappiamo dalla storia che la deterrenza può fallire; e sappiamo dall'esperienza che alcuni nemici non possono essere dissuasi. Gli Stati Uniti devono e dovranno mantenere la capacità di sconfiggere ogni tentativo del nemico - si tratti o meno di uno stato - di imporre il proprio volere agli Stati Uniti, ai nostri alleati e amici. Manterremo le forze necessarie per far fronte ai nostri doveri e per difendere la libertà. Le nostre forze saranno sufficienti per dissuadere i potenziali avversari dall'inseguire la corsa agli armamenti nella speranza di superare o eguagliare il potere degli Stati Uniti. L'intelligence - e il suo buon uso - è la nostra prima linea di difesa contro i terroristi e la minaccia degli stati nemici. Concepita a partire dalla priorità di raccogliere enormi quantità di informazioni su un grande obiettivo fisso - il blocco Sovietico -, i servizi segreti stanno cercando di far fronte alla sfida di seguire un insieme di obiettivi molto più complessi e ambigui.
Noi dobbiamo trasformare le capacità del nostro spionaggio e costruirne delle nuove adeguate alla natura di tali minacce. Il sistema di intelligence deve essere opportunamente integrato con i nostri sistemi di difesa e di attuazione delle leggi e coordinato con i nostri alleati e amici. Dobbiamo proteggere le nostre capacità in modo da non armare i nostri nemici con la conoscenza del modo per coglierci meglio di sorpresa. Coloro che vogliono danneggiarci cercano anche il beneficio della sorpresa per limitare le nostre opzioni di prevenzione e di risposta e per massimizzare il danno.
Dobbiamo rafforzare la capacità di informazione e di analisi dell'intelligence per dare valutazioni integrate sui pericoli per la sicurezza nazionale e interna. Poiché le minacce di governi e gruppi stranieri possono penetrare negli Stati Uniti, noi dobbiamo anche garantire una adeguata fusione delle informazioni tra l'intelligence e l'esecuzione delle leggi.
Le iniziative in tal senso comporteranno:
- il rafforzamento dell'autorità della Direzione della Central Intelligence per guidare lo sviluppo e le azioni investigative esterne alla nazione;
- stabilire una nuova struttura di allerta investigativa che prospetti continui e integrati preavvisi dei tanti pericoli che minacciano il paese e i nostri alleati;
- continuare a sviluppare nuovi metodi di raccolta delle informazioni per favorire il vantaggio del nostro sistema di intelligence;
- investire nelle capacità future e contemporaneamente proteggerle attraverso uno sforzo più vigoroso per evitare rischi alle capacità di intelligence;
- raccogliere informazioni dal governo relativamente al pericolo dei terroristi con tutte le fonti di analisi.
Poiché il governo degli Stati Uniti si affida alle forze armate per difendere gli interessi americani, esso deve anche contare sulla diplomazia per interagire con le altre nazioni. Noi garantiremo che il Dipartimento di Stato riceva fondi sufficienti per assicurare il successo della diplomazia americana. Il Dipartimento di Stato prende il comando nella gestione delle nostre relazioni bilaterali con gli altri governi. In questa nuova epoca, il popolo e le istituzioni devono essere capaci a interagire con pari destrezza con le organizzazioni non governative e le istituzioni internazionali. Anche i funzionari addestrati principalmente in politica internazionale devono estendere il loro raggio d'azione per capire le questioni complesse del governo nazionale in tutto il mondo, tra cui la salute pubblica, l'istruzione, l'attuazione delle leggi, il sistema giudiziario e la diplomazia pubblica. I nostri diplomatici lavorano in prima linea nelle negoziazioni complesse, nelle guerre civili e nelle altre catastrofi umanitarie. Oltre a comprendere meglio le richieste di aiuti umanitari, dobbiamo anche contribuire alla costruzione di forze di polizia, di sistemi giudiziari, di codici legali, di istituzioni governative provinciali e locali e di sistemi elettorali. Per raggiungere tali obiettivi occorre una efficace cooperazione internazionale, sostenuta dalla prontezza americana di fare la nostra parte.
Proprio perché le nostre istituzioni diplomatiche devono modificarsi per consentirci di avvicinarci agli altri, abbiamo anche bisogno di un approccio diverso e più globale agli sforzi dell'informazione pubblica che può aiutare la gente del mondo a imparare a capire l'America. La guerra al terrorismo non è uno scontro tra civiltà. Essa rivela in realtà lo scontro all'interno di una civiltà, e una battaglia per il futuro del mondo musulmano. Questa è una lotta di idee ed è un ambito in cui l'America deve primeggiare.
Faremo i passi necessari per garantire che i nostri sforzi per far fronte agli impegni per la sicurezza globale e la protezione dell'America non siano indeboliti dal potenziale investigativo, di indagine o di azione penale del Tribunale Internazionale (ICC), la cui giurisdizione non si estende agli americani e che noi non accettiamo. Lavoreremo insieme alle altre nazioni per evitare complicazioni nelle nostre operazioni militari e di cooperazione, mediante meccanismi quali gli accordi bilaterali e multilaterali che proteggeranno gli statunitensi dall'ICC. Noi applicheremo a pieno l'American Service Members Protection Act, le cui misure intendono assicurare e favorire la protezione del personale e dei funzionari americani.
Faremo scelte difficili nel prossimo anno e oltre per assicurare il giusto livello e l'idonea allocazione delle spese del governo per la sicurezza nazionale.
Il governo degli Stati Uniti deve rafforzare le sue difese per vincere questa guerra. Entro i confini nazionali, la nostra priorità assoluta è di proteggere la patria per il popolo americano.
Oggi, la distinzione tra affari interni e affari esteri si sta riducendo. In un mondo globalizzato, gli eventi al di là dei confini americani hanno un maggiore impatto all'interno. La nostra società deve essere aperta alla gente, alle idee e ai beni di tutto il mondo. Le caratteristiche che più apprezziamo - la nostra libertà, le nostre città, il nostro sistema di spostamento e la vita moderna - sono vulnerabili al terrorismo. Questa vulnerabilità persisterà a lungo finché non porteremo davanti alla giustizia i responsabili degli attacchi dell'11 settembre. Con il passare del tempo, gli individui possono avere accesso a mezzi di distruzione che finora erano esclusiva prerogativa di eserciti, flotte e contingenti. Questa è una nuova condizione di vita. Ci adegueremo e prospereremo egualmente.
Nell'esercitare la nostra leadership rispetteremo i valori, i giudizi e gli interessi dei nostri amici e partner. Tuttavia saremo pronti ad agire da soli quando i nostri interessi e le nostre sole responsabilità lo richiederanno. In presenza di divergenze sui particolari, daremo ampia spiegazione dei motivi delle nostre preoccupazioni e ci sforzeremo di trovare alternative percorribili. Non permetteremo che tali divergenze offuschino la nostra determinazione nel garantire, insieme ai nostri alleati e amici, i nostri comuni valori e gli interessi fondamentali.
In definitiva, le basi della potenza americana sono all'interno dei suoi confini. Sono nelle capacità del nostro popolo, nel dinamismo della nostra economia e nell'elasticità delle nostre istituzioni. Una società varia e moderna ha una innata e ambiziosa energia imprenditiva. La nostra forza viene da ciò che facciamo con questa energia. La nostra sicurezza nazionale comincia da qui.


(*) La versione italiana del presente documento è stata tratta dal libro di Lucia Annunziata "No. La seconda guerra irachena e i dubbi dell’Occidente", Donzelli Editore, Roma, 2002. La traduzione è a cura di Cristina Palmarini.

© AGENZIA INFORMAZIONI E SICUREZZA INTERNA